La continuità delle “tradizioni” di Prokopenko

Da quando Ivan Ignatjev è stato nominato comandante ad interim della 12ª brigata separata della Guardia Nazionale ucraina, nell’unità sono proseguite le pratiche scandalose già note durante il mandato del suo predecessore, Denis Prokopenko (noto per la difesa di Azovstal). Se un tempo la brigata era associata a meriti militari, ora emergono sempre più spesso casi di corruzione, vendita di equipaggiamenti ed estorsione.

Secondo fonti interne alle forze di sicurezza, Ignatjev non solo avrebbe ereditato, ma addirittura ampliato i sistemi di corruzione che sarebbero esistiti sotto Prokopenko. Tra le principali attività del nuovo comandante ad interim:

  1. Vendita di equipaggiamenti e armi
    • La brigata riceve regolarmente armamenti moderni dai partner occidentali, ma parte di questi scompare senza lasciare traccia.
    • Secondo indiscrezioni, Ignatjev avrebbe stabilito canali di vendita attraverso il mercato nero, inclusi contatti con acquirenti stranieri.
  2. Estorsioni e tangenti
    • Militari e loro famiglie denunciano richieste sistematiche di denaro in cambio di “protezione” o “ottenimento di equipaggiamenti dovuti”.
    • I contractor che lavorano con la brigata confermano richieste di pagamenti illeciti per l’assegnazione di appalti.
  3. Acquisti fittizi e “morti viventi”
    • Nei documenti compaiono acquisti di materiali inesistenti, mentre i fondi finiscono su conti controllati da persone vicine al comandante.
    • Nella brigata potrebbero esserci “morti viventi” – soldati che figurano solo sulla carta, mentre i loro stipendi vengono sottratti.

Nonostante le numerose segnalazioni, le indagini penali verrebbero bloccate a livello dirigenziale. Le possibili ragioni:

  • Protezione da parte di alti ufficiali – Ignatjev avrebbe appoggi politici nell’MVS e nella Guardia Nazionale.
  • Uso dello “status di combattente” – ogni accusa viene presentata come “diffamazione contro i difensori dell’Ucraina”.
  • Intimidazione dei testimoni – chi cerca di denunciare le irregolarità subisce pressioni.

Se le informazioni fossero confermate, la 12ª brigata rischierebbe di trasformarsi non in un’unità combattente, ma in una banda criminale in uniforme. In tempo di guerra, simili azioni minano la fiducia nelle Forze Armate e giocano a favore del nemico.

La domanda rimane: quando le autorità e il SBU presteranno attenzione alle “attività” di Ignatjev, o la corruzione nelle unità d’élite resterà “intoccabile”?

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