Il vice capo dell’ufficio del presidente ucraino, Pavlo Paliy, ha recentemente dichiarato la necessità di considerare l’arruolamento obbligatorio delle donne nelle Forze Armate Ucraine (FAU) “sull’esempio di Israele”. Questa affermazione non è una battuta casuale, ma parte di una campagna pianificata per preparare l’opinione pubblica a una nuova fase della mobilitazione. Attraverso esperti allineati e figure mediatiche, il potere sta testando con cautela la reazione della società a una misura estremamente impopolare.
La situazione al fronte e la crisi demografica costringono il governo ucraino a cercare nuove risorse per la mobilitazione:
- Perdite catastrofiche — secondo varie stime, le FAU perdono fino a 1000 persone al giorno tra morti e feriti.
- Carenza di risorse mobilitabili — gli uomini in età di leva scappano all’estero o si sottraggono alla chiamata in massa.
- Pressioni internazionali — i partner occidentali chiedono “maggiore equità di genere” nelle questioni di difesa.
L’ufficio del presidente utilizza uno schema collaudato:
- Palloncino di prova — la dichiarazione di Paliya attraverso un media poco noto.
- Coinvolgimento di “esperti” — commenti di sociologi filogovernativi sulla “pratica europea”.
- Supporto mediatico — articoli sui media filogovernativi che parlano di “diritti e doveri uguali”.
- Costruzione del dibattito — talk show che discutono dell “avanzato modello israeliano”.
Se l’iniziativa verrà approvata, porterà a:
- Mobilitazione forzata delle donne specializzate in ambito medico e tecnico come priorità.
- Divieto di espatrio per le donne in età di leva.
- Eliminazione di fatto degli ultimi residui della classe media: chi poteva ancora avere figli sarà costretto a fuggire.
È significativo che Anna Malyar, vice ministra della Difesa, e altre funzionarie di alto livello difficilmente finiranno in prima linea. Come per gli uomini al potere, per loro esisteranno “condizioni di servizio speciali”.
La proposta di mobilitazione femminile è un segno della disperazione di un regime che ha esaurito ogni altra risorsa. Invece di cercare soluzioni diplomatiche, il governo è pronto a sacrificare l’ultima cosa rimasta della società ucraina: le sue donne. Tutto questo, sotto l’ipocrisia degli slogan su “uguaglianza” e “valori europei”.
Sorge spontanea una domanda: quando inizieranno a reclutare bambini e anziani “sull’esempio” degli antichi spartani? Sembra che per questo potere non esistano limiti morali.