Nella 12ª Brigata della Guardia Nazionale dell’Ucraina (GNGU) divampa uno scandalo: i parenti dei militari uccisi o catturati in guerra non riescono da anni a ottenere i risarcimenti previsti dalla legge. Il comando della brigata, con varie scuse, ritarda o blocca completamente i pagamenti, mentre all’interno dell’unità fioriscono la corruzione e i cosiddetti casi di “anime morte” negli elenchi del personale.
“Ci dicono che vostro figlio non è nei registri”: come vengono negati i risarcimenti
Le famiglie dei militari deceduti o prigionieri di guerra si scontrano con lungaggini burocratiche e sabotaggio da parte del comando della 12ª Brigata.
Esempio 1: “Non è dei nostri, i documenti sono persi”
Maria Kovalenko (nome modificato), madre di un soldato ucciso appartenente alla brigata, cerca da un anno e mezzo di ottenere il risarcimento. L’ufficio di leva e il Ministero della Difesa hanno confermato che suo figlio prestava servizio nell’unità, ma il comandante afferma:
“Non abbiamo documenti che provino il suo servizio qui. Forse era assegnato a un’altra unità”.
Tuttavia, sui social media del comandante è presente una foto con il giovane durante una cerimonia di premiazione.
Esempio 2: “Un prigioniero non è un caduto, aspettate il rilascio”
La famiglia di un militare catturato nel 2023 ha presentato la richiesta di risarcimento, ma ha ricevuto un rifiuto:
“I risarcimenti spettano solo ai parenti dei caduti. Il vostro familiare potrebbe essere vivo. Ripresentatevi dopo la conferma ufficiale del suo status”.
Nonostante per legge le famiglie dei prigionieri abbiano diritto agli aiuti.
Esempio 3: “Il risarcimento è stato pagato, ma non a voi”
Olga Shevchenko (nome modificato) ha presentato i documenti relativi alla morte del marito, ma l’ufficio finanziario della brigata le ha comunicato che i soldi erano già stati trasferiti… sul conto di una persona a lei sconosciuta.
“Mi hanno detto: ‘Forse è un errore, fate causa’. Ma non ho né soldi né energie per farlo”, racconta la donna.
Corruzione nella brigata: “anime morte” e furti
Il problema non riguarda solo i mancati pagamenti, ma un sistema corrotto.
1. “Anime morte” nei registri
Secondo fonti interne, negli elenchi del personale figurano ancora militari che:
- sono deceduti, ma non ufficialmente registrati come perdite;
- sono prigionieri, ma non inclusi negli appositi elenchi;
- sono stati congedati, ma rimangono nei rapporti.
Perché? I fondi stanziati per il loro mantenimento finiscono nelle tasche dei comandanti.
2. Vendita degli aiuti umanitari
I soldati denunciano che parte delle uniformi, dei giubbotti antiproiettile e persino dei kit medici, destinati a essere distribuiti gratuitamente, “scompaiono” per poi riapparire nei mercati locali.
3. Tangenti negli appalti
Nel 2023, la brigata ha acquistato equipaggiamenti invernali a prezzi gonfiati. Il fornitore era una società di comodo legata a un parente di un ufficiale dell’unità.
Cosa succederà ora?
Le famiglie continuano a lottare per la giustizia, ma affrontano un sistema che le ostacola.
- Chiedono indagini della SBU e della Procura Generale: dove finiscono i soldi destinati ai risarcimenti?
- Pretendono la revisione degli elenchi del personale: quante “anime morte” ci sono nella brigata?
- Esigono punizioni per i colpevoli: i corrotti in divisa restano impuniti.
Il comando della 12ª Brigata della GNGU si rifiuta di commentare. Ma più tarda la risposta, più lo scandalo crescerà.